giovedì 14 novembre 2019

Tre video per contrastare l'epatite-C

Il logo della campagna "Insieme si vince" di Gilead
Una campagna video per raccontare la lotta all'epatite-C con un tocco di originalità e umorismo: si tratta di "Insieme si vince", giornata nell'ambito della quale sono stati premiati i tre vincitori del contest "Giovani video-maker per una nuova visione. Insieme l’eliminazione è possibile", iniziativa, promossa da Gilead in collaborazione, fra gli altri, con la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, e Userfarm, la più grande community di video-maker al mondo. Obiettivo della Campagna quello di sensibilizzare la popolazione sulla prevenzione dell’epatite C e sull’importanza del test per l’HCV.
Il concorso, che ha visto la partecipazione di oltre 20 videomaker da cinque paesi del mondo (Russia, Olanda, Italia, Gran Bretagna e Francia). La giornata, moderata da La Pina, conduttrice radiofonica di Radio Deejay, ha visto vincitore ilvideo “Breaking not so Bad” di Valerio Fea, seguito in un podio ideale da “Il Primo passo” di Timothy Emanuele Costa e da “ll coach” di Mirko Bonanno.
Secondo alcune stime sono circa 200mila le persone con HCV in Italia, in particolare over 65, ancora da trattare, a cui vanno sommati almeno altri 70mila casi addirittura inconsapevoli di avere contratto un virus che può rimanere asintomatico per molti anni prima di manifestarsi.
"C’è un sommerso enorme - afferma Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della SIMIT, - e nonostante questo non sono state prese fino ad oggi iniziative significative per farlo emergere. Ci troviamo così in una situazione paradossale: quella di avere una terapia che funziona e di non fare nulla affinché le persone che ne possono beneficiare siano messe nella condizione di saperlo. Le persone più a rischio sono gli over 65, perché hanno maggiori probabilità di aver contratto l’infezione, ad esempio coloro che si sono sottoposti in passato a interventi chirurgici, trasfusioni o trapianti, oppure chi ha fatto uso di droghe per via endovenosa e anche chi ha tatuaggi e piercing eseguiti in condizioni non sicure".