![]() |
Una parte del manifesto presentato in conferenza stampa |
Si stima che l’effetto congiunto dell’arrivo delle coorti di baby-boomers in questo range d’età e della progressiva denatalità osservata a partire dalla metà degli anni ‘70 porterà questa fascia di popolazione a rappresentare 1/3 della popolazione nel 2045 e ad assorbire oltre i 3/4 delle risorse sanitarie, rendendo problematica la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, a meno che non vengano implementate forme efficaci ed efficienti di prevenzione delle malattie cardiometaboliche e delle loro complicanze.
Ma quali problematiche deve affrontare la classe medica nella gestione di questa tipologia di pazienti? In base ai risultati della survey, la principale criticità riscontrata è il decadimento cognitivo (51.3%), seguito dalla ridotta o mancata aderenza terapeutica (50.4%) e dalla resistenza o indifferenza nell’adottare uno stile di vita sano e attivo (47.8%); per 4 intervistati su 10 anche la scarsa – se non addirittura nessuna – azione di prevenzione primaria e/o secondaria incide in maniera negativa sul percorso terapeutico dei pazienti.
La migliore soluzione “patient friendly” per la longevità è rappresentata per la maggioranza dei clinici intervistati (6 su 10), dalla sinergia tra gli strumenti tecnologici e quelli tradizionali (visite ambulatoriali, campagne di sensibilizzazione, numero verde, ecc), che restano comunque imprescindibili per una corretta gestione del paziente cronico in area cardiovascolare.
Sul fronte delle nuove tecnologie, dalla survey emerge che la quasi totalità degli strumenti presi in esame sono considerati un valido supporto per migliorare l’aderenza terapeutica: oltre l’80% del campione considera utili le applicazioni di messaggistica (88.5%) e i wearable devices (86%), mentre più di 7 intervistati su 10 propendono per la telemedicina per il monitoraggio remoto (76%) e per le App che offrono specifici servizi (75%). Le App di messaggistica, in particolare, riscuotono un ottimo successo (94%) tra i clinici della fascia d’età più giovane, dai 35 ai 55 anni. Un risultato inaspettato è infine quello relativo alla telemedicina, considerata dal 69% degli intervistati la soluzione più efficace per favorire la socializzazione del paziente e ridurre quindi il suo senso di isolamento.